domenica 7 ottobre 2012

The infield fly rule

"We don’t understand the infield fly rule, either" era scritto sul profilo ufficiale di Twitter delle MLB fino a ieri.
Da oggi questa frase è sparita.
Del resto agli arrabbiatissimi tifosi dei Braves continuare a leggerla avrebbe probabilmente aggiunto beffa allo scorno ed avrebbe sparso altro sale sulla ferita aperta al Turner Field, parte bassa dell'ottavo inning di una partita secca che decide la sorte di ben 162 partite di stagione regolare: la vincente va alle Divisional Series contro Washington, la perdente non va da nessuna parte.

Torniamo per un attimo al Turner Field, terreno di casa degli Atlanta Braves, dove ai St. Louis Cardinals mancano cinque eliminati per capitalizzare il vantaggio di 6-3 determinato da una serie disastrosa di errori dei padroni di casa e vincere quella che finora è la partita più importante della stagione.
Con i corridori in prima e seconda base, un eliminato, si presenta al box di battuta Andrelton Simmons, rookie dalle Antille Olandesi, che gira la mazza ed alza la palla in quello che in termine tecnico si chiama "pop", una battuta alta e poco profonda. La palla comincia a scendere in una zona esterna alle basi verso la sinistra del campo e su di lei convergono l'interbase dei Cardinals Pete Kozma e l'esterno sinistro Matt Holliday.
Kozma sembra ben posizionato sotto la palla ma mentre questa sta per cadere a terra si sposta in avanti, probabilmente perché crede di aver sentito il "lascia" del compagno e la palla cade a terra. I commentatori della TBS alzano i toni della voce parlando di "miscommunication" mentre i corridori di Atlanta riempiono le basi, poi all'improvviso cominciano a non capire cosa è realmente successo finché uno dei due afferma "An infield fly rule has been probably called" ma per un po' nel box di commento si manifestano perplessità.
Perplessità che invece non si avvertono in campo dal momento che i coach dei Braves innescano immediatamente una serie di battaglie verbali con gli arbitri mentre i tifosi cominciano a tirare in campo tutto quello che gli capita fra le mani determinando un ritardo di 19 minuti nella ripresa del gioco.
Il "responsabile" del fattaccio è l'umpire Sam Holbrook che, un poco prima che la palla tocchi terra, alza il braccio dichiarando inappellabilmente che il gioco è un infield fly, eliminando il battitore e riportando i corridori in prima e seconda.

Capire cosa è realmente successo e perché non è semplice, visto che sono le stesse MLB a dichiarare che la regola dell'infield fly non la capiscono neppure loro, ma dopo essermi districato fra accuse di "barzelletta" e di "più grosso errore di sempre ai playoffs", provenienti nella maggior parte dei casi da giornalisti, opinionisti e tifosi controbilanciate dalle difese non troppo di circostanza della MLB e di arbitri ed esperti di regolamento, che parlano di "interpretazione esatta", mi sono fatto una buona idea.
La regola nasce nel 1895 e venne introdotta dalla National League sostanzialmente per proteggere la squadra in attacco da un trucchetto che era diventato abbastanza popolare fra le varie difese: lasciar cadere intenzionalmente la palla a terra in modo che i corridori fossero costretti a lasciare le basi e poi lanciare la palla in terza base (e da lì in seconda ed eventualmente in prima) e papparsi gli attaccanti come foglie di carciofo. Essa prevede che una Infield Fly è una palla alta (non un lungolinea e neanche una smorzata) che possa essere presa da un infielder (cioè un giocatore schierato fra le basi o al loro interno, compresi lanciatore e catcher) con ordinary effort (cioè nello svolgimento naturale del gioco) e si applica quando la prima e la seconda base, oppure la prima, la seconda e la terza, sono occupate e la squadra in attacco ha meno di due giocatori eliminati. La regola prevede che la chiamata debba essere effettuata immediatamente nel momento in cui l'umpire si rende conto che la palla alta è un infield fly (ciò è a beneficio dei corridori) e comporta l'eliminazione immediata del battitore. In altre parole nel momento in cui viene chiamata l'Infield Fly è come se il battitore fosse stato eliminato con una presa al volo e quindi i corridori devono toccare il cuscino delle basi da cui poi possono eventualmente rubare come succede nelle "sacrifice fly".
Sul fatto che potesse essere presa da un infielder non vi sono dubbi: Kozma lo è e si trovava sotto la palla, perciò è anche palese che la potesse prendere al volo con "ordinary effort" (ed il fatto che si parli di ordinary effort rende l'applicazione della regola molto discrezionale da parte dell'arbitro: in una situazione simile, nelle World Series del 2008 un umpire non l'ha applicata perché ha ritenuto che la palla non fosse prendibile al volo con ordinary effort causa vento e pioggia forti); le perplessità sono tutte incentrate sull'avverbio "immediatamente".
Secondo la maggior parte dei detrattori la chiamata sarebbe arrivata con ritardo colpevole ed alcuni rappresentanti dei tifosi hanno accusato senza mezzi termini Holbrook di aver deciso di applicare la regola solo quando si è reso conto che i difensori dei Cardinals avevano fatto un pasticcio, levandogli così elegantemente le castagne dal fuoco.

La parola, per me definitiva, l'ha pronunciata ieri sera su Baseball Tonight il Mike Pereira di ESPN quando ha definito la decisione "controversal" ma ha detto che ancor di più lo sarebbe stato non fare la chiamata e poi vedere Holliday che tirava in seconda e chiudeva l'inning con un doppio gioco ed infine ha concluso con un "maybe a little late, but Holbrook made the right call".

La chiamata quindi è giusta, ma la reazione del pubblico è stata abbastanza violenta specialmente per me che ho dello sport americano la visione idilliaca di quel tifoso dei Raiders seduto accanto a me al Qualcomm Stadium il 26 gennaio 2003 durante il Superbowl XXXVII che, mentre la sua squadra veniva letteralmente fatta a pezzi dai Buccaneers, continuava ad inveire, sbraitare e maledire i suoi giocatori fino alla settima generazione passata e futura. Al termine del match, quando lo salutai e gli dissi che mi dispiaceva per lui e per la sua squadra mi guardò come se fossi un extraterrestre e poi cominciando a giocare col figlio mi disse:"It's a game!".
Vedendo il pubblico del Turner Field ho l'impressione che non sia più così.

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