lunedì 18 giugno 2012

Charger per sempre

Quando nel gennaio 2001 i Chargers, peggior squadra NFL della stagione 2000, assumono John Butler, fresco di licenziamento dai Buffalo Bills, e quest'ultimo chiama Norv Turner ad allenare l'asfittico attacco californiano nessuno immagina che si stanno gettando le basi per una decisione che cambierà in parte la storia di una squadra e sicuramente la storia di un grandissimo uomo, grande anche come giocatore.
Alla vigilia del draft infatti, dopo numerose analisi, Turner, che certo non è un cuor di leone, manifesta tali e tante perplessità su Michael Vick, quarterback da Virginia Tech e prima scelta assoluta "naturale" del draft 2001, che Butler si convince a passare e cede, in cambio della quinta scelta assoluta più altre scelte marginali, il diritto di prima assoluta agli Atlanta Falcons.
Colui che verrà soprannominato "Il ciccione" subirà valanghe di critiche per aver ceduto la prima scelta, critiche che non si dissipano neanche quando viene annunciato che i Chargers, con la quinta assoluta, "scelgono Ladainian Tomlinson, running back from Texas Christian".
I tifosi furono esaltati dai numeri (oltre 2000 yards corse da senior) e dal fatto che a parte Natrone Means, che trascinò di peso i Chargers al loro primo e unico Superbowl, a San Diego non ha mai giocato un RB dominante.
Buona parte dei critici invece ritenne che lo scambio della prima scelta non fosse stato un affare ma, soprattutto, che i numeri di LT, come verrà presto chiamato dai tifosi usando le sue iniziali, difficilmente potevano essere replicati in un attacco professionista perché ottenuti in un sistema "option", soluzione che nella NFL non si usa.
Già dal 9 settembre 2001, all'esordio contro i Redskins, la maggior parte dei critici probabilmente iniziò a capire che si sbagliava.

Da allora è storia di un amore che verrà ripagato dai numeri nonostante l'amarezza di non essere mai arrivato al Superbowl, ed i Chargers con lui.
Il titolo di rookie dell'anno è una semplice formalità, nonostante Vick, e da allora è un crescendo di performances che culminano con la stagione 2006 in cui non solo vince il titolo di giocatore dell'anno, ma batte il record per il maggior numero di punti segnati un una stagione, detenuto dal kicker Paul Hornung dal lontano 1960.
La stagione 2006 però non è solo gioia per LT, ma anche dolore come per tutti i Chargers che entrano con un record di 14-2 nei playoffs come squadra migliore della NFL e ne escono sconfitti in casa alla prima di post season a causa di una "strana" chiamata dell'offensive coordinator Cam Cameron che, con l'MVP della stagione nel backfield su un terzo e corto a pochissimo dalla fine chiama un passaggio invece di dare la palla ad LT, non chiude il down e perde la partita.
Qui emergono le qualità dell'uomo, che i tifosi dei Chargers già conoscono dal cuore con cui ha giocato la seconda parte della stagione 2005 con una costola rotta, in quanto "il più umile campione dello sport professionistico moderno" (Clark Judge, CBS Sport) rifiuterà ogni polemica difendendo a spada tratta le scelte del coaching staff e scusandosi perché "non ero al 100% in quel momento per via di una botta al piede. Chi può criticare i coaches per non aver voluto rischiare?"

LT regalerà ai Chargers un'altra grande stagione, quella del 2007, in cui sarà ancora il miglior corridore della Lega, ma la formidabile delusione dell'anno prima resterà scolpita nel cervello e nei cuori di tutti ed il calo fisiologico di rendimento lo porterà a lasciare i Chargers per i Jets, nel 2009, con qualche piccolo strascico polemico determinato anche dal troppo amore fra il runner e la sua squadra.

Oggi, nel giorno in cui lascia ufficialmente come Charger, onorando la squadra e la città che lo ha amato come un figlio venendone onorato e riamato a sua volta, non vorrei ricordare la meravigliosa sensazione che dava a noi tifosi saperlo nel backfield pronto a trasformare in magia ogni palla gli venisse affidata e neanche ricordare le impressionanti statistiche che non ho ancora citato o la favolosa duttilità (uno fra i sette della storia a segnare TD su corsa, ricezione e passaggio nella stessa partita) quanto piuttosto che uomo sia LT al di là del football.
Lo farò con le parole di Shawne "lightouts" Merriman, compagno di squadra nelle sue migliori stagioni ai Chargers, che su Twitter ha scritto: "Oggi lascia l'attività non solo il più grande atleta con cui abbia mai giocato, ma anche la più grande persona che mi abbia mai onorato della sua amicizia"

Tanti auguri per la tua vita da non atleta, LT e arrivederci a presto dalle parti della Hall of Fame di Canton, Ohio

sabato 9 giugno 2012

La rinascita dei Trappers

C'erano una volta I Trappers... e ci sono ancora!
Sono passati quasi trent'anni da quando un gruppo di giovani appassionati di questo sport americano, animati solo dai sogni e dalla loro passione (così era scritto sui quotidiani locali all'epoca, e così ha detto, non senza retorica, lo speaker oggi allo stadio) fondò una squadra di football.
Di football, non di football americano, perché lo sport che va per la maggiore e che ne usurpa il nome, il calcio, si chiama soccer in inglese.
La storia parla di alcuni campionati giocati, nella seconda metà degli anni ottanta, arrangiandosi fra migliaia di difficoltà economiche ed autofinanziamento: ospiti del campo gestito dalla locale società di rugby (terreno comunale ma gestito dai rugbisti come proprietà esclusiva) per le partite interne e facendo pagare l'autobus ai familiari al seguito per le trasferte; sempre comunque costretti a tirar fuori qualcosa di tasca perché la questua sull'autobus non era sufficiente a pagare l'autonoleggio e gli incassi delle partite non bastavano a pagare contemporaneamente la gestione del campo e gli arbitri.
Avete capito bene: pagare gli arbitri; non per corromperli ma perché in quell'epoca pionieristica lo sport la cui finale, il Superbowl, era (ed è) lo spettacolo televisivo più visto in America, in Italia non aveva neanche i soldi per mandare gli arbitri a fare il proprio lavoro a spese della Federazione e quindi il costo del gruppo arbitrale se lo accollava la squadra di casa.
In quei giorni vissuti al fronte i Trappers si arrangiavano, creando fra loro un'amicizia forte perché nata fra mille ostacoli e cementata da una grande passione, ma la passione alla lunga si esaurisce se non confortata dai risultati perciò, privi di sostegno economico, di ricambi fra i giocatori e di risorse tecniche, anche la passione dei Trappers alla fine degli anni ottanta si spense.

Nei successivi venticinque anni i Trappers sono vissuti nel ricordo di chi ha condiviso quell'avventura e negli aneddoti che i protagonisti hanno continuato a raccontarsi puntualmente quando si incontravano per strada oppure davanti ad un aperitivo.
Fino ad oggi.
Oggi, alle cinque della sera, i Trappers (non dei giovincelli vestiti delle stesse maglie e con lo stesso nome sul casco, bensì i Trappers di trent'anni fa) sono scesi di nuovo sul campo di football!
E che campo! Non il vecchio campo rugby comunale ma "Lo Stadio" per antonomasia, quello riservato a sua maestà la squadra di calcio e che i ragazzi dell'84 potevano solo sognare.
L'occasione è stata una partita di beneficenza con i veterani dei Condors Grosseto ma è stato un qualcosa che credo sia andato al di là delle più rosee aspettative di chiunque.
Mi è dispiaciuto essere tra quelli che, protagonisti trent'anni fa, non lo sono stati oggi, ma la vita porta a fare delle scelte e io non rimpiango le mie, però ho voluto lo stesso assistere alla festa e già fuori dallo stadio ho sentito uno strano brivido lungo la schiena arrivare fino alla gola e lì fermarsi senza voler andare né sù né giù come un groppo d'emozione o di commozione.
Vedere la tribuna dello stadio completamente piena mi ha lasciato del tutto incredulo, ripensando a quando una faccia nuova sulla tribuna era inequivocabilmente un familiare di un atleta della squadra ospite, e non mi vergogno a dire che mia figlia ha visto suo padre, quasi cinquantenne, piangere vere lacrime quando Giuliano Orlandini è stato chiamato al centro del campo per l'omaggio al figlio.

La partita, in questo insieme di emozioni, è stata marginale anche se devo ammettere che pensavo di trovare i miei vecchi amici in condizioni peggiori di forma nonostante gli avversari abbiano dimostrato di essere fatti di ben altra pasta.
Sarebbe facile dire che il risultato non conta, ma non è esattamente vero: il punteggio del match non conta, ma il risultato del match è importante, ed è che i Trappers giocano ancora, e lo faranno a lungo!