martedì 18 settembre 2012

Vittime o crumiri?

Domenica scorsa, seconda giornata NFL di sciopero degli arbitri e con in campo le crew arbitrali "di riserva". A 9:47 dalla fine del primo quarto di Tennessee Titans vs. San Diego Chargers, il QB di San Diego, Rivers, lancia un pass nella end zone dei Titans, destinato al ricevitore Malcom Floyd.
Floyd si tuffa, agguanta il pallone sotto gli occhi sconsolati della safety dei Titans, che si lascia pure andare ad un mezzo gesto di disappunto, poi si rialza e si prepara a festeggiare il TD ma improvvisamente si rende conto che qualcosa non va e si volta a guardare l'arbitro di fondo campo.
Questi è fermo con le braccia lungo i fianchi: non alzate ad indicare la segnatura ma neanche incrociate ad indicare il passaggio incompleto; fermo, ma con la testa e gli occhi che si muovono quà e là in cerca di un collega che abbia visto meglio, oppure che voglia prendersi la responsabilità di assegnare o negare i punti.
Dopo alcuni interminabili istanti l'arbitro si rende conto che è solo sua la responsabilità ed allora segnala il passaggio incompleto. Mentre Floyd stizzito scaglia il pallone lontano parte la sarabanda dei replay televisivi e, subito dopo il primo, uno dei commentatori della CBS afferma che "l'arbitro ci ha pensato un po' troppo, ma la decisione è giusta" proprio mentre va in onda un secondo replay che pare smentirli entrambi, o almeno così la pensa lo staff dei Chargers visto che, in una situazione che potrebbe tranquillamente non richiederlo (primo e goal e con ancora un sacco di tempo sul cronometro), il coach Turner lancia il fazzoletto rosso e sfida il capo arbitro a rivedere l'azione e la decisione.
Il capo arbitro si avvia verso il reply boot e inizia a rivedere l'azione, una due, tre, cento volte e da una, due, tre, tutte le angolazioni possibili delle riprese TV ed infine, dopo OTTO minuti di attesa, segnala che la decisione rimane perchè dalle immagini non emerge la chiara prova che sia sbagliata scatenando l'ironia del commentatore di prima che, ormai convinto del contrario e punzecchiato dal collega, conclude con "è una decisione buona come un'altra".

Proprio da quest'ultima affermazione vorrei far partire la mia analisi, precisando innanzitutto che ho scelto questo caso, fra i mille possibili altri di una sfortunatissima, per le raccogliticcie crews di riserva della NFL, seconda giornata solo perchè l'ho vissuto in diretta al contrario dei documentatissimi errori di Redskins vs. Rams (tanto per citare una partita fra le più criticate) ed anche perché, pur coinvolgendo la mia squadra, è una decisione che oltretutto ci può anche stare perché neanche io sono così convinto come lo staff Chargers che Floyd abbia dimostrato per tutto il percorso dell'azione di avere il possesso della palla.
Una decisione buona come un'altra, si diceva e così a mio avviso dovrebbe essere se ci si decide ad affrontare lo sport nella corretta maniera in cui dovrebbe essere affrontato: gli arbitri sono parte del gioco e anche i loro errori ci dovrebbero stare.
Consideriamo intanto che dopo la sospensione delle trattative, voluta dal commissioner, la lega (e quindi l'insieme dei proprietari, perché sono loro che comandano, non come nel calcio nostrano in cui non si capisce se sia una federazione o una lega che spesso si trovano in antitesi) ha deciso di affidarsi a quelli che sono stati chiamati "scrums": arbitri provenienti dal college football, dall'arena football oppure ritirati per inadeguatezza o motivi d'età.
Costoro hanno passato l'esame sul libro del regole, e tutti a pieni voti secondo il commissioner NFL Goodell, ma questo ovviamente non significa che alla prova sul campo siano all'altezza di coloro che sono chiamati a sostituire, così come un cuoco eccellente tra i fornelli di casa non è assolutamente detto che sia in grado di cucinare degli spaghetti in modo impeccabile fra i fornelli di Hell's Kitchen mentre magari Gordon Ramsey lo copre dei più fantasiosi insulti mai apparsi nell'Oxford Dictionary.

Al di là degli errori marchiani e clamorosi, perché anche i migliori che ora sono in sciopero ne commettono, quello che è purtroppo in discussione è tutto il resto, cioè quello che trasforma un conoscitore eccellente delle regole in un vero arbitro: il coraggio di prendere le decisioni rapidamente e di difenderle, l'autorevolezza nel trasmetterle ai giocatori ed il polso con cui fa capire a chi è in campo che "l'unica opinione che conta qui è la mia" come disse un arbitro di baseball a Babe Ruth che gli contestava di essere l'unico nello stadio ad aver sbagliato a giudicare un lancio.

Tutto questo lo sanno tutti, giocatori, tecnici, proprietari, commissioner, giornalisti e perfino gli arbitri stessi, così come tutti sanno anche che senza questi "crumiri", mancando un accordo col sindacato arbitri, non c'è gioco e senza gioco non ci sono incassi e stipendi, e non c'è neanche troppa materia di cui discutere dal lunedì alla domenica successiva.
Sarebbe perciò opportuno che gente come Flacco, invece di affermare che "così si falsa il gioco" rifletta un po' di più su quanti passaggi ha indecentemente tirato lontano dai ricevitori.
Si accorgerà così, come tutti, che è troppo facile mirare sulla parte più debole e fare fuoco invece di focalizzarsi sui propri errori e prendersi le proprie responsabilità.

Difficile, anche se non impossibile, ma del resto niente nella vita è facile, perciò la prossima volta che ognuno di noi dal salotto di casa propria è pronto a mandare a quel paese l'arbitro crumiro perché ha sbagliato una decisione farebbe bene magari a pensare che quell'incompetente incapace con la maglia a striscie si è preso quella responsabilità, ed è grazie a questo che noi dalla poltrona possiamo vedere la partita e criticarlo.
Anche se talvolta è lecito pensare che queste responsabilità siano un po' troppo grandi per lui.

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